Tristezza Lavorativa

Siamo secondi in Europa per tristezza percepita durante il giorno. Prima di noi, solamente Cipro del Nord, un paesino del cazzo che nemmeno è riconosciuto dalla società internazionale.

Queto è il risultato di uno studio effettuato, facendo riferimento in particolar modo a stress, rabbia e tristezza percepite durante il giorno

Quello che è venuto fuori da questa ricerca, è aberrante, oltre il 27% delle persone coinvolte afferma di provare una grande dose di tristezza continuativa durante l’arco della propria giornata, noi italiani poi facciamo parte della Top Ten riguardante lo stress e la rabbia accumulata sul Lavoro, e siamo all’ultimo posto per quanto riguarda il coinvolgimento emotivo sul posto di lavoro, in pratica, la maggior parte di noi, sopravvive in ufficio , fabbrica, officina o quel che è , esclusivamente per portare a casa lo stipendio, soffrendo gran parte delle mansioni a loro assegnate, con l’occhio fisso sull’orologio attendendo con ansia e frustrazione l’ora di timbrare il cartellino per uscire da quella che agli occhi di tutti ormai appare come una galera quotidiana.  

In questi ultimi periodi il modo di concepire il lavoro, è piano piano scemato a livelli di totale insoddisfazione.

Una volta il lavoratore dedicava anima e corpo al proprio lavoro, ora non più…ma perché questo?

E’ un dato di fatto che non esiste più, come poteva essere negli anni passati, la meritocrazia, e le prospettive di miglioramento in ambito lavorativo ormai sono nulle e rasenti l’immobilità.

Il lavoro, come concepito ora, spreme le persone a racchiudere la propria vita all’interno di quelle fantomatiche “8 ore “di lavoro, classificando le persone in base al lavoro che fanno, si parla di una percentuale vicina al 50% degli italiani, che basano la loro vita sul lavoro, per dare un senso ad essa.

L’appiattimento della vita sul lavoro non è però privo di conseguenze, e la sensazione pervasiva di tristezza ne è proprio una. Dobbiamo riuscire a liberarci dell’idea per cui dobbiamo per forza “essere” il nostro lavoro per “valere qualcosa”: basta semplicemente farlo, nel modo e alle condizioni migliori possibili, senza per forza ammazzarsi di lavoro per essere considerati dalla società.

Il Ribelle Conformista


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